venerdì 21 aprile 2017

Per il (2770°) Natale di Roma

Magna Roma

Roma è, per usare il vocabolario di Marinetti, il simbolo eterno e maggiore di quel passatismo ed archeologismo storico, letterario e politico che ha sempre annacquato e acciaccato la vita più originale d’Italia. Per passatismo storico abbiamo avuto in casa il vescovo supremo del cristianesimo che tanti guai ha dato all’Italia, non compensati davvero né dal fasto della corte, né dalle chiese grosse o pompose, né dai pellegrinaggi d’oltralpe (proteste). Per passatismo ci siamo ostinati a voler la capitale a Roma, in mezzo a un deserto, lontana dalle provincie più ricche ed attive del paese, troppo distante dalle altre capitali europee, in mezzo a una popolazione che per vanità di ricordi e malgoverno di preti trattava gl’italiani di piemontesi e non aveva nessuna voglia d’ingegnarsi né di lavorare, abituata come era a vivere di benefici ecclesiastici e di minestre di frati (vociferazioni indecifrabili). Per passatismo i nostri antichi, da Dante a Mazzini, ossessionati dalla visione dell’impero universale, hanno sempre mirato a Roma come faro e segnacolo di italianità, mentre dai romani veri e propri – né antichi né moderni – non è venuto mai fuori uno di quei geni che hanno incarnato lo spirito della nostra razza e costituita la grande cultura italiana (fracasso generale).

G. Papini, Contro Roma, discorso che Papini fece nel 1913 al Teatro Costanzi (oggi Argentina), Elliot [Lit Edizioni] ebook, 2015
[Via: Libriaco]

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