venerdì 19 febbraio 2016

Siena, Engioi e il Mangiacotto

I sapori conosciuti nell'infanzia sono quelli che si ricordano meglio, specie se si tratta  dei dolci e in particolare di quelli di Natale.
Fra tutti i dolci della tradizione senese, sono particolarmente affezionato ai cavallucci: semplici, grigi, compatti, con pochi sapori ben definiti che si aprono al palato non appena li addenti. Rigorosamente mangiati solo nei pochi giorni delle feste, a me ricordano il Natale di quando ero piccolo, i dolciumi serviti dalla mamma in quelle rare occasioni, segnate dal calendario, in cui si poteva mangiare qualcosa fuori dall'ordinario.

I dolci senesi sono conosciuti ovunque, inutile parlarne; carni di cinta, tartufi e quant'altro sono poi le ricchezze della zona.
Credevo di conoscere, almeno di nome, tutti i prodotti culinari (e vinicoli) di Siena, quando mi sono imbattuto, giorni fa, in un nuovo prodotto gastronomico che scommetto nessuno di voi conosce: il Mangia cotto (o Mangiacotto che dir si voglia). Sorpresi, vero? Non ne avete mai sentito parlare? Eppure, se navigate in internet, scoprirete che non solo lo conoscete da tanto tempo, ma che addirittura è il simbolo della città!

Il Mangiacotto lo trovate, indovinate un po?, sulle pagine (in "inglese") di EnjoySiena, il sito del comune di Siena su cui imparare l'inglese giocando (giocando alla caccia all'errore, eh!), il sito in cui avevano addirittura tradotto il nome di Giovanni di Balduccio in John Balducci, prima di correggerlo dopo aver letto il mio post della scorsa settimana.

Se visitate la pagina dedicata alla Torre del Mangia (per l'appunto), leggerete che:
"The tower [...] is baked until the crown" cioè, per chi non parla l'inglesondo, "La torre [...] è cotta sino al coronamento".
Insomma, avevamo in Piazza una enorme specialità, quasi un kebab, pronto per essere mangiato da chiunque vi si fosse  avvicinato e ne avesse avuto voglia, e per centinaia di anni non se ne è accorto nessuno!

Questa pagina è ancora lì, a far arrossire Siena e i senesi tutti.

Eppure, la dottoressa Pallai, assessore al turismo a capo della catena di comando per la sua responsabilità politica, non solo ha capacità di espressione orale in inglese molto buona, ma anche buona capacità di scrittura e buona capacità di lettura in questa lingua sconosciuta ai redattori delle pagine in parola.
Ora, se quanto ella dichiara nel curriculum vitae corrisponde a verità, le dovrebbe bastare scorrere un rigo, un rigo solo, di questa pagina, per arrossire di vergogna, prendere il cellulare e fare quello che qualsiasi committente dovrebbe fare con un suo fornitore o con i suoi collaboratori.

È chiedere troppo voler evitare questo scempio e questa vergognosa figura mondiale che stiamo facendo da oltre un mese?

Operatori, enti e associazioni, direttamente coinvolti nella vicenda, non hanno preso visione? Non commentano? Non intendono fare nulla?

Povera Siena, sì, ma ancor più: poveri senesi!

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