sabato 13 settembre 2014

Respingimenti

Immagine tratta da Bing Mappe

Luoghi, fatti e personaggi a cui faccio riferimento qui di seguito
sono puramente immaginari.


  Mi trovavo nel centro della città e stavo camminando, piano, piano, lungo la via principale, già calda a metà mattino, complice il sole che, da alcune ore, la inondava senza alcuno schermo.
  Affaticato dalla lieve salita e dal lungo tragitto che avevo percorso, mi tenevo sulla destra per approfittare di una fetta d’ombra che veniva dai palazzi, vecchi e alti, che si susseguono in questa parte centrale del borgo.
  La borsa, in cui erano stivati il computer, un grosso blocco per appunti e varie altre cianfrusaglie informatiche e non, mi rendeva ancora più lento; l’inutilità dell’incontro che avevo avuto con un cliente e la certezza che ne sarebbero seguiti altri, ugualmente inconcludenti, mi infastidiva un po’ ma non tanto da irritarmi; appena conosciuto personalmente il mio interlocutore, qualche giorno prima, avevo subito capito che mi avrebbe fatto solo perdere tempo ma la rilevanza della sua azienda ed i lunghi rapporti economici con la mia mi costringevano a una serie di incontri di cui, come dicevo, avevo subito intuito la vacuità.
  Non pensavo al lavoro mentre camminavo: buttavo occhiate incuriosite alle vetrine o sbirciavo chi procedeva in senso opposto al mio e chi, sorpassandomi con facilità, andava nella mia stessa direzione.
  Ogni tanto un portone aperto su un androne scuro portava in strada una gradita zona di fresco insieme a odori muffosi e stantii; qualche volta si intravedeva, oltre l’androne, la campagna lontana e allora c’era anche una bava di vento che mi lambiva, dandomi qualche secondo di sollievo.
  A un tratto, là in fondo, sulla destra, ecco la sagoma di qualcuno seduto su un gradino. La solita zingara con un bambino, pensai; avvicinandomi mi accorsi che si trattava invece di una persona sola, un uomo anziano.
  Poco prima di una via traversa lunga una decina di metri che, sulla sinistra, porta a un’ampia piazza alberata, con aiuole e panchine, sulla destra della via che percorrevo si erge un palazzo di una sorta di bugnato in cemento, dipinto di grigio come la pietra serena della strada; lo segue un secondo palazzo, d’un giallo stizzoso e con un corpo leggermente rientrato rispetto agli altri, che invece di ospitare vetrine di banche o bar, apre sulla strada un unico, grande portone. Sullo scalino che fa da soglia a questo portone, stranamente spalancato verso l’interno, stava seduto un vecchio; il gradino è quello d’ingresso di una chiesa.
  Lo stanzone poco illuminato, che solo quando ci si è davanti si capisce che è un luogo di culto, mostra i pochi ceri accesi e, spesso, anche un cartello appoggiato a delle sedie che dice ai passanti, curiosi o indifferenti, l’orario di una messa o la presenza di un confessore.
  Per un mendicante, pensai cinicamente, è una posizione strategica anche se, al giorno d’oggi, chi vuoi che gli dia un centesimo! Ma il vecchio non stava chiedendo affatto l’elemosina: in una mano aveva una bottiglietta d’acqua e con l’altra frugava in una sorta di tascapane, una volta sicuramente nero e adesso grigio e scolorito, alla ricerca di qualcosa. Ancora qualche passo avanti e distinsi la giacca verde, i pantaloni scuri, le grosse scarpe che erano state marroni.
  Per un attimo persi di vista il vecchio perché fui eclissato da un corpo nero: mi stava superando un prete abbastanza giovane e robusto, in tonaca; un tipo moro, alto, i capelli si sarebbero detti blu scuro più che neri e anche la pelle delle guance, ben rasate, aveva un colorito bluastro; il passo era deciso, le braccia dondolavano vistosamente seguendo lo slancio del corpo.
  Il vecchio si era versato un po’ d’acqua nel cavo della mano e si bagnava, con attenzione e parsimonia, le guance; accanto a sé, sul gradino della chiesa, aveva allineato le poche cose cercate nello zainetto: un pezzo di sapone, un pennello e un rasoio di sicurezza.
  “Eh, no, non è questo il posto!” gli fece il pretone, a voce alta, minaccioso, parandoglisi davanti. Io ero ormai a pochi passi e vedevo la scena da vicino. “Devi andartene da qui!”. Il vecchio non rispose ma prese con una mano le cose posate sul gradino, con l’altra la bottiglia e lo zainetto e si alzò, a fatica; incrociò per un attimo il suo sguardo con il mio e gli vidi gli occhi chiari e umidi; inespressivi. Senza dire nulla e con lo sguardo basso, fisso sulla strada, cominciò a trascinarsi lontano da quell’angolo che per lui non era più tranquillo.
  Mentre passavo, lentamente, proprio di fronte alla chiesa, vidi il prete sgonnellare dentro lo stanzone e lo sentii bofonchiare “Ci mancherebbe…”; ancora pochi passi e si sarebbe inginocchiato di fronte al Santissimo.


Nessun commento:

Posta un commento