lunedì 19 marzo 2012

Ladro e disonesto


"Io sono tranquillo, molto tranquillo e non mi lascio intimorire; ho fiducia nella magistratura e nelle istituzioni: la verità verrà a galla, scagionandomi completamente."

Nello scrivere queste righe ho solo uno scopo: giocare d'anticipo. Sono stanco di affermazioni simili che, fatte dal disonesto di turno appena sorpreso con le mani nel sacco e trasmesse tre o quattro volte in ogni telegiornale, negli ultimi mesi sono diventate più fitte della pubblicità.
Dunque, prima ancora di essere preso sul fatto, la mia dichiarazione l'ho resa pubblica e sono a posto; ora mi manca solo l'occasione per sfruttarla.

Io sono un uomo dabbene ma Dostoevskij aveva ragione: nessuno è innocente.

Io sono onesto di default, come si dice in informatica, e questo non significa affatto che io sia onesto intrinsecamente, come mia caratteristica personale; sono onesto soltanto per mancanza di possibilità di essere diverso.
Non ho ancora potuto arraffare mazzette o darne per un qualche mio illecito vantaggio; non ho regalato né mi sono fatto regalare appartamenti (almeno, non me ne sono accorto), viaggi in aereo, auto, vacanze; nel mio bagno non ho mai ospitato una pescheria; non sono mai stato magistrato né politico e non mi sono quindi passati per le mani soldi che non mi appartenevano. Non sono un geometra del comune né uno statale annoiato dal dolce far niente; non lavoro in una comunità di recupero né in una onlus, in un ospedale né in una ditta di costruzioni di strade. Non ho incarichi di alcun tipo; mi sono lontane banche, sindacati, amministrazioni ancorché locali, contrade e circoli di bocciofili.
E' solo per questo, e per la connaturata ritrosia a mescolarmi coll'umana specie, che ancora non ho avuto modo di essere disonesto. Se la fortuna mi assiste e il caso mi mette davanti ancora qualche anno di vita, spero tuttavia di poter anch'io delinquere: rubare, ingannare, intrallazzare, arraffare, abbuffarmi alla faccia di qualche povero imbecille.
Ecco allora la frase dell'inizio di cui son pronto a fare buon uso non appena le cose mi si metteranno bene.
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E' un ragionamento alla rovescia, dite? Ne siete proprio sicuri? Vi sembra davvero paradossale il racconto di oggi, su Scrivolo?

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