domenica 4 luglio 2010

Senza memorie

Floppy disk da 3.5"Da quando Dell decise, sei o sette ani fa, di non inserire più il lettore di floppy disk da 3.5" nei propri computer, abbiamo visto proliferare le onnipresenti chiavette USB e scomparire progressivamente, da PC fissi e portatili, gli ingombranti quadrettini neri.

Chiavette USB da 128 MB a 4 GBIn giro io ho ancora qualche scatola di floppy mai utilizzati e anche alcune migliaia di dischetti archiviati in pesanti scatoloni, in cantina, lasciati a decantare e smagnetizzarsi nel buio silenzioso dell'oblio.
Da qualche parte, lo ammetto, ho anche dei vecchi floppy da 5.25", mero oggetto da museo: non so neppure se i dati lì presenti siano ancora leggibili e, sopra tutto, a che cosa mi potrebbero servire.

Floppy disk Olivetti da 5.25"E a portata di mano, non si sa mai, c'è anche un Iomega Zip drive con connessione su porta parallela (peccato che le porte parallele abbiano da tempo seguito il destino dei floppy da 3.5"...)
"Quando e con che cosa verrà sostituita l'icona di salvataggio dei file, che ormai rappresenta un oggetto che molti neppure hanno mai visto ?", mi sono chiesto qualche volta e sto aspettando di vedere chi farà questo passo per primo.


Image credits: Design for life

Queste righe mi sono state suggerite dalla notizia che
la Sony ha deciso adesso di non produrre più gli hard disk in formato 3.5", e anche questo è un segnale del cambiamento dei tempi; nella azienda per cui lavoro già da alcuni mesi abbiamo cominciato a fornire a qualche cliente un valido, ancorché costoso, succedaneo all'Hard Disk meccanico: l'HD SSD (Solid State Drive).
Che tutti i dispositivi di archiviazione abbiano un limite fisiologico è ormai un inconveniente con cui alcune strutture si trovano a lottare quotidianamente; nessun dispositivo è 'per sempre', sia per la volatilità dei dati inseriti, sia per la veloce obsolescenza della tecnologia di lettura e scrittura, che in breve volger di anni viene dismessa. Tra un po' non ci saranno sicuramente più lettori di CD e tutti i contenuti su questo tipo di dispositivo saranno inutilizzabili; per questo l'archiviazione dei dati diventa un impegno senza fine: si devono riscrivere le informazioni su nuovi supporti dello stesso tipo, perché gli originali hanno una vita media di cui bisogna tener conto e poi, ad un certo punto, si devono scrivere di nuovo gli stessi dati su un supporto diverso. Una fatica di Sisifo, insomma, per tramandare ai posteri libri, riproduzioni d'arte, musica, immagini riprese dalle sonde astronomiche o dai telescopi terrestri, film, foto di compleanno.
La soluzione sarà allora, e io nel mio piccolo l'ho adottata da più di un anno, di affidarci a grandi aziende perché tengano almeno le nostre copie importanti di dati nella 'nube', delegando loro a operare tutti gli aggiornamenti tecnologici del caso?

In the cloudIl dato diventerà finalmente immateriale, svincolato dal supporto che potrà anche non esistere più; con, s'intende, un single point of failure: la nostra connessione a Internet.

(Naturalmente ci sono dispositivi di supporto dati con un'altissima vita media; si chiamano libri [stampati su carta non acida o realizzati in pergamena])

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