martedì 5 gennaio 2010

Rai Rewind


Qualche tempo fa si chiamavano repliche. Erano le trasmissioni televisive che ci venivano riproposte nei periodi di 'stanca', d'estate, ad esempio, o nella seconda serata. Il termine non aveva nulla di positivo, anzi: minestre riscaldate che ci venivano ripropinate per avere la possibilità di vendere comunque spazi pubblicitari.
L'ascolto lo facevano e lo fanno le prime visioni, fossero anche non 'assolute' ma semplicemente 'di rete', così che ultimamente si possono vedere in prima visione su Rete 4, ad esempio, filmoni visti e rivisti su altre emittenti.

Poi nacque il termine Rewind e la Rai, rispolverando i suoi disordinati archivi, riscoprì che aveva fatto dei programmi che oggi non saprebbe più come realizzare, e cominciò a riproporli come spettacolo di culto; inchieste giornalistiche e culturali, sceneggiati di gran bravura che si (ri)vedono sì con nostalgia ma anche con l'indicibile godimento di prodotti ben realizzaati.

Da qualche giorno la Rai ha fatto comparire a più riprese uno spot incentrato ancora sulla parola Rewind, legata stavolta al secondo, ma direi anche terzo, passaggio di alcune serie di gialli americani, come se roba vista e rivista negli ultimi due o tre anni fosse diventata, col breve invecchiamento, migliore.

La nostra imbecillità nel sopportare questa scarsissima qualità della programmazione è proprio totale: come tanti 'vecchi caiati' aspettiamo l'ennesimo replica di Senza Traccia o di Cold Case per poterci addormentare davanti alla TV.

Lancerei una proposta: l'abbonamento di quest'anno lo potrei pagare con (foto)copie di euro?

Nessun commento:

Posta un commento